
Nel cuore del Mediterraneo, dove le culture si sfiorano come onde su coste millenarie, prende vita Estuarium, l’opera prima del quartetto Oriol Marès & Talal Fayad. Clarinetto catalano e oud siriano si intrecciano in una danza intensa e contemplativa, sostenuti dal drumming andaluso di Lucas Zegrí e dalle linee profonde del contrabbasso del greco Thodoris Ziarkas. Quattro storie, quattro radici, un unico respiro sonoro.
Questo disco non è semplicemente una fusione di stili: è una liturgia laica della contemporaneità musicale, un dialogo tra passato e presente che si muove con grazia tra la modalità araba, l’improvvisazione jazz e le pulsazioni poliritmiche del Sud del mondo.
Estuarium: Il suono del Mediterraneo che guarisce e connette
Estuarium è composto da nove tracce originali, ognuna un frammento di un mosaico emotivo e geografico. Il brano “Calle 52” pulsa di vitalità urbana, con una ritmica latina che invita al movimento, mentre il clarinetto e l’oud si scambiano frasi come due amici che si ritrovano dopo un lungo viaggio. In “Focus”, invece, il tempo si dilata: è un pezzo che ascolta se stesso, che medita. Le pause parlano quanto le note, e ogni dettaglio sembra disegnato per entrare in risonanza con l’anima.
“Ma7Dood” sorprende per la sua struttura fluttuante: l’oud elettrico di Fayad vibra come una preghiera elettronica, sospesa su un groove ancestrale. “Girona”, breve e intensa, è quasi un haiku musicale: 85 secondi che racchiudono malinconia e luce, una cartolina sonora da un luogo che esiste solo nel cuore.
Oltre le etichette: un genere in divenire
Chiamarlo jazz mediterraneo sarebbe riduttivo. Estuarium è un organismo vivente, un linguaggio che muta a seconda di chi lo ascolta. Le influenze sono molteplici, ma non sovrapposte: la cultura araba filtra attraverso l’oud come un sole all’alba, il jazz dona libertà, e i ritmi latini accendono il corpo. Non si cerca una sintesi forzata, ma un dialogo sincero, a tratti commovente, tra identità diverse che si riconoscono nell’ascolto reciproco.
Registrato con sensibilità e attenzione al dettaglio, il disco conserva un’intimità rara: ogni strumento respira, ogni silenzio è rispettato. L’equilibrio è frutto di un lavoro collettivo raffinato, dove ciascun musicista non rinuncia alla propria voce, ma la pone al servizio di un’armonia più grande.
Un rito condiviso
Estuarium non è un disco da ascoltare: è un disco da abitare. Le sue melodie non passano, rimangono. Sono ferite che diventano cicatrici, e cicatrici che diventano mappe. In un mondo spesso troppo rumoroso, questo album è una soglia di silenzio abitato, un invito all’ascolto profondo, al rispetto delle differenze, alla celebrazione delle affinità invisibili.
Oriol Marès & Talal Fayad Quartet ci offre con Estuarium un rifugio e un punto di partenza. Una bussola emotiva per orientarsi nei paesaggi in continua trasformazione della musica contemporanea. Un intreccio evocativo fatto di legno, corde e fiato.

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