Spellbound: Shez Raja tra groove arcani, spiritualità sonora e visioni ancestrali

Spellbound – Shez Raja

Etichetta discografica: Gearbox Records

Data di uscita: 20 giugno 2025

In un’epoca in cui il suono spesso scivola nell’oblio dell’abitudine, come acqua dimenticata tra le rocce del quotidiano, Shez Raja si erge come un sacerdote del groove e ci conduce in un rito collettivo, un viaggio spirituale a cavallo tra dimensioni e tradizioni. Il suo nuovo album, Spellbound, non è solo un disco: è un portale. Un’epopea sonora dove jazz-funk, tradizione indiana e visioni occidentali si intrecciano come le spire di un serpente cosmico che danza tra le stelle.

I protagonisti di Spellbound

Pubblicato da Gearbox Records e arricchito da un cast di musicisti che sembrano evocati più che convocati (Dennis Chambers, Roopa Panesar, Guthrie Govan, Tony Kofi, solo per citarne alcuni), Spellbound fonde con naturalezza mistica la percussione tribale con l’improvvisazione jazzistica, la melodia raga con la tensione elettrica del basso funk.

Shez Raja – bass guitar Dennis Chambers – drums Guthrie Govan – electric guitar John Etheridge – electric guitar Roopa Panesar – sitar Tony Kofi – saxophone Ahsan Papu – bansuri Zohaib Hassan – sarangi Fiza Haider – voice Gurdain Rayatt – tabla Vasilis Xenopoulos – saxophone Sophie Alloway – drums Jamie Murray – drums Chris Jerome – keyboards

Ogni brano come un atto mitologico

Ogni brano è un atto, un capitolo di un’odissea sonora e spirituale. “Quantum Spirits” è una danza quantica tra mondi paralleli, dove le chitarre si rincorrono come divinità in lotta. “Lucid Path to the Golden Lotus” è una meditazione che vibra sulle corde del bansuri e della tabla, un sentiero dorato tra il visibile e l’invisibile. “Together We Fly” è pura levitazione: voce, sitar e batteria si fondono in un’ascensione collettiva.

Studio e live: le due anime di Spellbound

Il disco alterna registrazioni live e studio come se volesse mostrare le due facce dell’estasi: la spontaneità rituale e l’elaborazione alchemica. E in questo equilibrio di opposti, Raja riesce a comporre una nuova cosmologia del suono, dove Oriente e Occidente non sono più direzioni ma vibrazioni che convivono nello stesso istante.

Intervista esclusiva a Shez Raja: dietro le quinte di un album visionario

Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Shez Raja per farci raccontare, dalla sua viva voce, il processo creativo, le visioni e le energie che animano questo incantesimo musicale. Ne è nata una conversazione intensa, poetica e illuminante, che vi proponiamo qui di seguito in versione integrale.

L’eco di un incantesimo cosmico

Spellbound è un’emanazione del tempo profondo, un codice sonoro inciso tra le costellazioni del jazz, della spiritualità e delle culture migranti. Ogni brano è un atto di un dramma cosmico, come se i Veda incontrassero il funk, come se le Upanishad danzassero con le scale pentatoniche in un rito urbano e antico allo stesso tempo.

In un mondo che ha dimenticato il silenzio, Shez Raja evoca un ascolto che non è più consumo ma rivelazione. Il suo basso è una clessidra: misura il ritmo del divenire, il battito della coscienza collettiva. I suoi collaboratori, sacerdoti di strumenti ancestrali e moderni, evocano le forze che abitano il nostro inconscio musicale: le danze tribali, le liturgie digitali, il soffio eterno del flauto cosmico.

Spellbound non chiede attenzione, ma trasformazione. È un’opera che non si esaurisce nel tempo dell’ascolto, ma che permane come simbolo, come specchio, come mito. In un’epoca di algoritmi e immediatezze, Shez Raja ci ricorda che la musica può ancora essere una via iniziatica: non solo intrattenimento, ma strumento per comprendere l’universo.

E forse, dopotutto, siamo ancora in grado di volare insieme. O di ricordare come si fa.

Spellbound è disponibile in formato Vinile o Cd (+ Download) sullo shop di Shez Raja.

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