
To Love or Not To Love? – Cettina Donato
Etichetta discografica: Alfa Music
Data di uscita: 16 maggio 2025
Un album tra Shakespeare e Moravia
C’è un sipario che si apre lentamente, tra il velluto della notte e l’inquietudine di un cuore in attesa. Si chiama To Love or Not To Love, ed è il nuovo album di Cettina Donato, pianista, compositrice e direttrice d’orchestra tra le più visionarie della scena jazz contemporanea. Un titolo che riecheggia Shakespeare. Ma la voce è quella tormentata di Alberto Moravia: il dubbio sull’amore, l’assenza che brucia, la passione come sogno in rovina.
Jazz, parole e contraddizioni
Questo concept album nasce da una profonda intesa artistica tra Cettina Donato e Michela Lombardi. Ogni brano è un atto teatrale, ogni nota un pensiero sospeso. Le undici tracce si muovono tra ballad intimiste, momenti strumentali, improvvisazioni liriche e frammenti cantati che alternano verità e finzione, scena e vissuto.
L’album è un affresco emotivo complesso, arricchito dal talento luminoso di Fabrizio Bosso alla tromba (A Love Affair – Flovers) e dal trio ritmico formato da Vito Di Modugno (basso) e Mimmo Campanale (batteria). Ma l’anima, — l’anima —, resta la penna musicale di Donato e quella letteraria di Lombardi, unite in un equilibrio instabile tra eros e thanatos.
Il tutto prende forma in un paesaggio sonoro raffinato e denso. A raccontarlo è la stessa Cettina Donato in un’intervista esclusiva, proposta alla fine di questa prima parte dell’articolo, in continuità immediata con la recensione. Un contributo prezioso, che approfondisce il processo creativo dietro l’album, tra narrazione musicale e pensiero critico, senza seguire formule precostituite.
Tracce che raccontano
Il brano A Love Affair apre la danza con un respiro orchestrale e un tema che si gonfia come una promessa non mantenuta. In Enemies to Lovers si respira il teatro di una commedia umana dove l’amore è sempre potenzialmente fallito, eppure ostinatamente evocato. Ma è con Empathy, uno dei tre brani strumentali senza voce, che il disco raggiunge un’intensità lirica sorprendente. Qui, Donato al fender rhodes disegna paesaggi interiori con tratti minimali e improvvisazioni fluide, lasciando che siano le pause, più delle note, a suggerire il non detto.
Il jazz qui è lessico e maschera: si improvvisa per non soccombere, si orchestra per non dimenticare. Donato non offre soluzioni, ma incarna una tensione: “la musica cerca equilibrio sul pentagramma della contraddizione”, dice. Ed è proprio questa contraddizione, questo nodo denso e non sciolto, che fa di To Love or Not To Love un’opera potente. Non è un disco, è una stanza interiore.
L’arte del suono: dettagli e atmosfera
Registrato con cura maniacale, il disco beneficia di una produzione che lascia spazio all’aria tra gli strumenti. Il suono del pianoforte a coda è caldo e presente, il fender rhodes vibrante e nostalgico. Ogni dettaglio, dal microfonaggio alla disposizione sul palco — come evidenziato nella scheda tecnica del progetto — è pensato per offrire una resa sonora coerente con l’intimità e la complessità emotiva dell’opera. Nessuna sovrastruttura, nessun orpello: tutto è al servizio del racconto.
Una collaborazione che lascia il segno

Cettina Donato, con la sua doppia anima jazz e sinfonica, conferma di essere un’artista che non suona: compone il mondo. Lombardi, con i suoi testi intrisi di filosofia e teatro, non canta: mette in scena la coscienza. Insieme, restituiscono all’ascoltatore la possibilità rara di sentirsi attraversato. Non solo dall’amore, ma dal suo fallimento.
Chi ascolta To Love or Not To Love non troverà risposte, ma domande che suonano come poesia. E in tempi di canzoni usa e getta, questo è già un miracolo.
Intervista a Cettina Donato – Dentro le pieghe di To Love or Not To Love
Abbiamo chiesto a Cettina Donato di raccontarci il cuore pulsante di To Love or Not To Love, il suo nuovo album ispirato al mondo letterario di Alberto Moravia. Ne è emerso un dialogo sincero, profondo e carico di emozione, che svela la radice umana e artistica di un progetto tanto ambizioso quanto intimo.
Quali opere di Alberto Moravia l’hanno ispirata per il concept album “TO LOVE OR NOT TO LOVE?” e come ha tradotto questi temi complessi in musica?

Posso vantarmi di avere letto quasi l’intera opera omnia di Moravia, è il mio scrittore italiano preferito, mi affascina il suo modo di scrittura oltre che i temi che affronta e la descrizione della società italiana del dopoguerra tutto sommato non molto diversa da quella odierna nonostante i termini di paragone siano apparentemente diversi. Le opere che più di tutte che hanno fatto scattare in me il desiderio di decidere di imbarcarmi in un progetto che potesse pur lontanamente avvicinarsi alla bellezza dell’opera di Moravia sono state: Il Conformista, La noia, L’Amore Coniugale, L’Uomo Che Guarda, La vita Interiore, Agostino, La Mascherata, La Donna Leopardo e Il Disprezzo, Gli indifferenti. Insomma, un bel pò di opere moraviane.
Come si manifesta la dualità e la ricerca di equilibrio nelle sue composizioni, considerando i temi cupi affrontati da Moravia?
“Soffrire a salve” e “mancanza di amore proprio” sono due affermazioni che sono scaturite dal lavoro con il mio team. La Storia che descrivo nel disco è di nuova invenzione e attinge ai colori moraviani delle vicende trattate nei romanzi di Moravia. La Musica è la salvezza e non ha bisogno di spiegazioni.
Quali scelte tecnico-compositive ha adottato per rappresentare concetti come il “non amore” e il narcisismo?
Per quanto riguarda le scelte tecniche e compositive, non esiste un vademecum che dice quali sono i tempi e le tonalità per descrivere un determinato stato d’animo. La composizione è un momento di unicità che si presenta in quel determinato momento: passato quel momento ci sarà una nuova ispirazione o un nuovo messaggio intuitivo da cogliere.
Come ha contribuito l’idioma jazz a dare forma ai personaggi moraviani e alle loro dinamiche relazionali?
Sono domande alle quali non riesco a rispondere. Non c’è un motivo per cui la musica dà una spiegazione a ciò che accade nel disco. La musica è di per sé la spiegazione.
Come si è sviluppata la collaborazione con Michela Lombardi per i testi dell’album?
Sì, ho composto prima i brani e poi ho dato indicazioni a Michela sui testi che in un secondo momento ha creato. Michela ed io siamo amiche oltre che colleghe e da tempo desideravamo collaborare ad un progetto importante come questo. Finalmente ce l’abbiamo fatta.
La creazione di un progetto concettuale complesso e stratificato come questo, dedicato a un autore profondo come Moravia, deve essere stata ricca di momenti significativi. Potrebbe condividere un aneddoto particolare o una circostanza memorabile emersa durante tutto il processo del progetto “TO LOVE OR NOT TO LOVE?”?
Il progetto non è dedicato a Moravia, prende spunto dalle opere moraviane. Il progetto è dedicato a mio padre che è deceduto proprio qualche giorno prima che entrassi in sala di registrazione ad incidere. Non posso raccontare alcun aneddoto se non quello di avere registrato il progetto il giorno dopo aver tumulato la salma di mio padre, uomo a cui sono profondamente legata malgrado apparentemente la morte ci abbia separati.
Un progetto nato dall’anima
Le parole di Cettina Donato ci restituiscono l’anima di un album che non si accontenta di suonare: vive, elabora e trasfigura l’esperienza, trasformando dolore e letteratura in musica. Un’opera che affonda le radici in una perdita personale e fiorisce in una narrazione collettiva, in cui ogni ascoltatore può riconoscere la propria lotta tra amore e disincanto.
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