
Pirate Jenny – Ute Lemper
Etichetta discografica: The Audiophile Society
Data di uscita: 25 Aprile 2025
Nel teatro musicale, Ute Lemper non si accontenta del copione: lei riscrive la scena, la attraversa come una funambola tra generi, epoche e visioni sonore. Lei plasma, scolpisce, ridefinisce.
Icona internazionale, con una carriera che abbraccia Broadway, il West End e i teatri d’avanguardia europei, Lemper ha sempre avuto un legame viscerale con l’universo di Kurt Weill. In occasione del 125º anniversario della nascita del compositore, presenta un progetto che non è semplice tributo, ma una vera metamorfosi sonora: “Pirate Jenny”.
Questo lavoro si propone come un ponte ardito tra epoche e linguaggi, tra le ombre malinconiche della Berlino di Weimar e il battito pulsante del club contemporaneo. È un esperimento visionario dove la tradizione si fonde con l’innovazione, parlando direttamente al presente.
L’Anima Visionaria di Pirate Jenny
“Pirate Jenny” non si accontenta di riproporre Weill. Lemper, che da decenni abita l’universo del compositore tedesco, decide di rovesciare il tavolo: prende le melodie, le smonta, le reinterpreta con un approccio che mischia sensualità, groove e una lucida inquietudine. È un album che non solo guarda avanti, ma invita ad ascoltare con orecchie nuove.
Lontano dalle riletture jazzistiche standardizzate, questo disco vibra di un sound magnetico e stratificato: un blend di voci avvolgenti, atmosfere noir, e una produzione che fa del contrasto la sua cifra espressiva. L’arrangiamento, firmato con David Chesky, strizza l’occhio al cinema, al teatro espressionista, e alla club culture. Ogni traccia è una scena, un frammento teatrale che si apre su un mondo sospeso tra passato e presente. L’effetto? È come entrare in un jazz club berlinese incastonato in un futuro parallelo, dove la memoria storica si amplifica tra beat pulsanti e sussurri elettrici.
Tracklist: Risonanze e Rivoluzioni
La selezione dei brani parla chiaro: Lemper vuole esplorare ogni angolo del labirinto weilliano. Da “Mack the Knife” a “Pirate Jenny”, passando per “Speak Low”, “Surabaya Johnny” e “My Ship”, ogni pezzo è un piccolo terremoto emozionale.
“Mack the Knife” abbandona il sorriso jazzistico delle versioni americane per ritrovare la sua crudeltà originaria. L’approccio di Lemper è crudo, sensuale, urgente: l’eco di una rivolta contro l’establishment che oggi suona più attuale che mai.
“Pirate Jenny” è il cuore pulsante dell’album. Lemper la trasforma in una dichiarazione di guerra poetica: una ribelle che osserva la città dalla finestra e sogna una rivoluzione. La sua voce è un grido stilizzato che scuote le fondamenta dell’ingiustizia sociale. E poi ci sono le gemme liriche: “Speak Low”, con il suo lirismo malinconico, e “My Ship”, che fluttua tra sogno e disincanto. La tracklist è costruita come un viaggio, un flusso emotivo che accompagna l’ascoltatore in un teatro interiore.
Il Suono Come Esperienza Cinematica
Alla base di tutto c’è una visione sonora tridimensionale. Grazie alla collaborazione con David Chesky e alla tecnologia Mega-Dimensional Sound™ sviluppata da The Audiophile Society, l’ascolto si trasforma in un’immersione sensoriale. Non si tratta solo di ascoltare: si tratta di essere trasportati nel cuore di una tempesta emotiva, di entrare in un paesaggio sonoro dove ogni pausa ha il peso di un silenzio teatrale. Lemper canta con l’intimità di un monologo interiore e la forza di una scena madre.
Intervista Esclusiva
A completare il quadro, un’intervista esclusiva con Ute Lemper che ci guiderà attraverso i retroscena creativi, le scelte artistiche e la sua instancabile missione di dare voce alle ingiustizie e alla memoria storica attraverso l’arte.
Conclusione: Un Salto nel Futuro con Radici Profonde
“Pirate Jenny” non è un album: è una dichiarazione d’intenti. Con questo lavoro, Ute Lemper ci ricorda che il passato non è polvere da archivio, ma materia viva, pronta a risuonare nei nostri giorni se interpretata con coraggio e visione.
Un disco che è jazz, teatro, clubbing, storia e sogno. Un’esperienza per chi cerca musica che non solo intrattiene, ma interroga e ispira. Guardare indietro per poter andare avanti: è così che la musica diventa memoria attiva, e l’arte si fa bussola nel tempo.

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