La nostra intervista a Annalisa Madonna (Gatos do Mar)

La nostra intervista a Annalisa Madonna sembrerebbe essere fuori luogo in un sito che parla di jazz. Perché un intervista ad una cantante, e ad un gruppo, che ha poco, o niente, di jazz nel proprio repertorio?

Qualche anno addietro è stato pubblicato un album di esordio da parte di un duo partenopeo: i Gatos do Mar. Quel disco conteneva un paio di cover di standard jazzistici.

Oggi, quel duo è diventato un trio ed ha inciso un nuovo lavoro discografico, ancor più lontano dalle influenze jazzistiche. Ciò nonostante, abbiamo deciso di contattare la cantante, Annalisa Madonna, per sapere qualcosa di più sul loro conto. E poi…

…secondo noi, la BELLEZZA, artistica, va sempre messa in mostra.
Annalisa Madonna
D.: Ciao Annalisa, per noi la prima cosa che conta, in tutto, sono le persone. Chi sei?

Ciao Mario!
Io sono Annalisa Madonna, una cantante napoletana, di San Giorgio a Cremano in verità, vivo di musica a 360* e sono anche un’insegnante di canto.
Amo viaggiare, conoscere la cultura dei popoli, in special modo la loro musica e ricercare attraverso la mia voce nuove sonorità.

D.: Ecco, tu sei la voce dei Gatos do Mar, una formazione partenopea nata come DUO con Gianluca Roviniello. Ci dici qualcosa di lui?

In effetti siamo nati come un duo,ma l’ingresso di Pasquale Benincasa ci ha permesso di sperimentare maggiormente, soprattutto per quanto riguarda la composizione e l’aspetto arrangiamentale del nostro nuovo disco. Gianluca è un arpista napoletano bravissimo che ha completamente stravolto il modo di intendere il suo strumento, sia culturalmente sia perché riesce ad essere a mio dire una vera e propria orchestra!

D.: Con Gianluca avete inciso e pubblicato, nel 2015, un disco, che si intitolava “La Zattera”, dove Bossa Nova e Jazz erano elementi principali…

Fondamentalmente La Zattera è stata un vero e proprio esperimento, l’inizio delle nostra danze insieme e devo dire che l’aspetto musicale legato al jazz sia presente ma non permeante per le 10 tracce del disco, dove appunto abbiamo spaziato dallo choro brasiliano alla forma canzone tipicamente italiana. Di sicuro la scelta delle due cover, la prima di Carla Bley “Lawns” e la seconda di Fats Waller “Ain’t misbehavin'”, ha strizzato l’occhio alla composizione jazzistica americana.

D.: Successivamente la vostra famiglia, artistica, si è impreziosita con l’ingresso di Pasquale Benincasa. Chi è?

Pasquale Benincasa è un percussionista polistrumentista napoletano al quale siamo molto legati già da anni. Siamo molto amici! Anche lui è un professore di musica ed è oramai indispensabile per la nostra unione musicale e umana.

D.: L’ingresso di Benincasa sembra aver dato nuova energia. Ecco che arriva il vostro secondo disco: La Sindrome di Wanderlust. Cosa è questa sindrome e, il disco, come nasce?

La Sindrome di Wanderlust nasce grazie a due anni di prove, di studio, di composizione che abbiamo fatto insieme, tutti e tre con grande entusiasmo.

Sentiamo che è un disco che ci rappresenta profondamente, per noi che siamo davvero affetti dalla sindrome del viaggiatore, musicalmente parlando!

Siamo desiderosi di far ascoltare il frutto del nostro “viaggio” di dieci tracce, fino all’approdo sull’isola degli artisti, da noi identificata come l’isola di Mashalaima.

Gatos do Mar: Pasquale Benincasa, Annalisa Madonna, Gianluca Roviniello.
D.: Chi ama il jazz resta deluso da questo disco, ma chi ama la musica, l’arte, credo che apprezzerà. Cosa è nato?

La delusione dipende certo dall’aspettativa e noi non ci siamo mai proposti come un gruppo squisitamente jazz, ma come dei ricercatori e dei viaggiatori che esplorano diversi generi musicali, provenienti da culture e popoli e linguaggi differenti.

D.: Con questo disco, rinnegate le vostre origini musicali o rafforzate le vostre origini culturali

Io credo che in ognuno dei nostri lavori discografici ci sia una forte identità culturale personale e collettiva di gruppo. Inoltre sostengo che ogni singolo artista possegga una sua personale identità che è frutto del suo percorso conoscitivo attraverso gli anni.

D.: Ci raccontate il processo di composizione di un vostro brano?

Non è sempre lo stesso meccanismo alla base della genesi di una nostra composizione. Spesso è Gianluca a proporre una melodia o io un testo e poi si lavora tutti insieme e si ritorna spesso sul brano in costruzione fino a che non soddisfa tutti e tre.

D.: Tra le 10 tracce del disco, ritroviamo Catania, da “La Zattera”, in una nuova forma (grazie all’hand pan di Pasquale); Appriesso a mme parla del vostro incontro; Sodade, o saudade, termine portoghese che indica la sensazione di malinconia dei popoli latini che si affacciano sull’Atlantico. Ecco, proprio sull’ultima, perché “saudade” e non “appocundria”?

La saudade è un sentimento intraducibile e che è tipico dei popoli che affacciano all’Atlantico. Noi siamo “mediterranei”!

D.: Quale è la tua preferita e perché?

Difficile rispondere a questa domanda giacché le canzoni sono come figli. Di sicuro però Violeta e Ninna nanna del leone sono le due a cui io personalmente sono più legata.

D.: Tante le collaborazioni presenti nel disco. Rischiamo un lungo elenco di nomi e motivi e, semmai, di dimenticare qualcuno. Scelgo io, uno a rappresentare tutti e prendendomi la responsabilità delle esclusioni: Antonio Fresa.

Antonio Fresa è un musicista, compositore, direttore d’orchestra napoletano al quale io sono profondamente legata da un’amicizia grande ed è stato fondamentale nell’ultimo passaggio di questa realizzazione discografica.

Ha raccolto il materiale già pronto per essere registrato e lo ha “accarezzato” a tal punto da vestirlo di nuova luce. Ed infatti è il produttore artistico di questo nuovo lavoro

Cogliamo l’occasione per ricordare ai lettori la sua recente pubblicazione discografica personale che possono ascoltare ed approfondire in questo articolo.
D.: Tre gatti che gironzolano per il mare. Cosa c’è nel loro “orizzonte”? Qual è la prossima metà di questo viaggiatore afflitto dalla “Sindrome di Wanderlust”?

Per ora non sappiamo dove ci porterà questa voglia di viaggiare.

E dunque ci godiamo il momento che stiamo vivendo: far vivere agli altri le nostre nuove canzoni.

D.: Un aneddoto divertente, che più ricordate, del vostro stare insieme e che volete raccontarci?

Di solito quando siamo insieme suoniamo e mangiamo per tutto il tempo!

Di sicuro episodi goliardici sono legati al fatto che suonando spesso in posti incantevoli e molto panoramici (la costiera amalfitana o il litorale flegreo ad esempio) ci prendiamo in giro dicendoci: “che brutta vita eh?”

D.: Cosa vorresti aggiungere a questa nostra intervista/chiacchierata?

Ringrazio tutte le persone che leggendo questo articolo si incuriosiranno e correranno ad ascoltarci on line o dal vivo!

D.: Per chiudere voglio farti una domanda che non ho mai fatto a nessuno.  Mi regali una copia del disco, ma con le vostre firme?

Certo! Non appena verrai ad un nostro concerto!

La Sindrome di Wanderlust puoi acquistarlo ed ascoltarlo cliccando sui link che ti forniamo di seguito. Per restare aggiornati sui prossimi concerti dal vivo dei Gatos do Mar puoi visitare la loro pagina di Facebook.

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