Nicola Mingo: un uomo in viaggio con il Blue Note Sound

Nicola Mingo: un uomo in viaggio con il Blue Note Sound, un chitarrista jazz in viaggio tra Napoli e Roma.

Questo è, in poche parole, il profilo che possiamo tracciare da un interessante dialogo che abbiamo avuto con il famoso e bravo chitarrista napoletano. L’occasione è fornita dal suo nuovo disco dedicato al Blue Note Sound, e non solo.

Per approfondire, mettetevi comodi!

Get on board!!!

D.: Ciao Nicola, tu non sei un artista alla  prima esperienza, eppure qualcuno che non ti conosce c’è sempre. Vuoi presentarti a loro?

Sono Nicola Mingo, chitarrista jazz, musicista, compositore ed arrangiatore, classe ‘63 e professionista dal 1985. Ho studiato chitarra classica al Conservatorio San Pietro a Maiella e poi sono passato al jazz perché ritengo che la musica improvvisata è la cosa migliore che ci sia, in quanto dà la possibilità di creare un discorso estemporaneo e di aggiungere qualcosa di personale ed originale a ciò che è stato già fatto dai grandi maestri del passato.

Ho impostato, pertanto, la mia carriera e la mia ricerca musicale sulla scia della tradizione ed ho pubblicato sette cd a mio nome, tutti ispirati ai grandi maestri del passato come Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Clifford Brown, John Coltrane, Art Blakey ed, in particolare, ai chitarristi Wes Montgomery, Joe Pass e George Benson.

Ed in questa direzione va anche il mio nuovo progetto discografico dal titolo “Blues Travel” che uscirà il 16 maggio per la prestigiosa etichetta discografica AlfaMusic di Fabrizio Salvatore ed Alessandro Guardia.

Nicola Mingo: un uomo in viaggio con il Blue Note Sound

Blues Travel

D.: A distanza di circa 5 anni da “Swinging” hai deciso di riproporre la tua musica su un incisione discografica. Di cosa si tratta?

Il nuovo progetto, “Blues Travel”, come dice il titolo, è un viaggio musicale nel blue note sound, tipico del jazz anni Sessanta , del quale ho voluto  riprodurre l’atmosfera, spesso ottenuta in registrazioni storiche effettuate  live dalla mitica etichetta discografica Blue Note. Le tappe del viaggio hanno come denominatore comune il blues, non inteso in senso letterale, ma nel suo significato strutturale; ogni brano, infatti, rappresenta un modo particolare di intendere il blues e le blue notes.  Ai brani “storici” si affiancano nel viaggio alcune mie composizioni originali, come Wes BluesNew Step, Song for you, un brano romantico, la title track Blues Travel ed il brano To Pinot, dedicato al nostro bluesman Pino Daniele.

Blues Travel - Nicola Mingo

D.: Il titolo del disco è Blues Travel. Quindi, non è un viaggio nel blues ma un viaggio tra le sonorità tipiche della famosa Blue Note Records. Ascolteremo un disco che evolve il tuo stile, rispetto al passato, o ad un tuffo nel mare dei ricordi?

Né l’uno né l’altro, è semplicemente un disco che rappresenta lo stato attuale della mia musica, con una forte connotazione nella grande tradizione jazzistica, ma che viene rappresentata nell’epoca moderna, nel 2019, con tutto ciò che comportano le innovazioni che si sono avute nel jazz e nella musica improvvisata.

Composizioni originali…

D.: Entriamo nel dettaglio del disco e dei singoli brani. Quali sono le tue composizioni e cosa vogliono dire?

Le mie composizioni, in linea con il progetto, sono tutte riferite ad un certo modo di intendere il blue note sound; lo chiamo blues perché credo che il blues sia l’anima del jazz. Si passa da un sentito omaggio alla melodia blues di Pino Daniele, con il brano To Pinot, ad un tributo al grande genio di Wes Montgomery con Wes Blues, al brano romantico Song for you, ai temi hardboppistici New Step, dedicato a Freddie Hubbard e Art’s Legacy, dedicato ad Art Blakey. Di mia composizione ed arrangiamento, anche il brano Blues Travel, che dà il titolo al disco e Double strings blues, eseguito in duo con Giorgio Rosciglione al contrabbasso, brano con cui si conclude il cd.

… e brani del Great American Songbook

D.: Ci sono anche dei brani del Great American Songbook che hai riarrangiato per l’occasione. Cosa vuoi aggiungere per essi?

Nel cd ci sono alcuni brani come Speak low di Kurt Weill, Mynah bird blues di George Benson, Jingles di Wes Montgomery, There is no greater love di Isham Jones e Lotus blossum di Kenny Dorham, dei quali ho voluto dare una mia personale interpretazione, pur consapevole della caratura delle esecuzioni originali.

D.: Per un genitore tutti i figli sono ugualmente belli e cari ma ti chiediamo di indicarci il brano, dell’album, che per te è il “must” e perché?

Sceglierei sicuramente il brano di apertura del cd, Wayne’s blues, perché legato al mio primo approccio al jazz. Più di trent’anni fa, infatti, fui folgorato dall’ascolto del vinile “Impressions live in Paris” di Wes Montgomery che, tra gli altri capolavori, come Four on six, Twisted blues, Jingles, conteneva proprio questo brano. Mi colpì al tal punto da volerne poi trascrivere la partitura ed incidere una mia personale versione. Wayne’s blues, un minor blues in 24 bars, fu composto da Harold Mabern, già pianista di Wes Montgomery, per Wayne Shorter.

D.: Nel comporre la tracklist di questo album sei partito, quasi sicuramente, da una lista più ampia. A giochi fatti, rimpianti su qualche brano escluso? Quale e perché?

Numerosi i brani esclusi, che probabilmente confluiranno in un prossimo progetto; ero partito, infatti, da 24 brani, materiale per due e non un solo cd, ma ho operato una selezione accurata e mi sono concentrato su composizione ed arrangiamento dei brani scelti.

La band, l’etichetta discografica, e il futuro prossimo

D.: Nel disco, suonano con te tre grandi musicisti del jazz italiano. Cosa vuoi dirci del loro apporto al risultato finale?

Nel disco, registrato magnificamente a Roma presso il Groove Farm Studios di Davide Abbruzzese e Paola Immordino, suonano con me i mitici Giorgio Rosciglione al contrabbasso, Gegè Munari alla batteria ed Andrea Rea al pianoforte. Il loro apporto è stato davvero prezioso, in quanto hanno interpretato magnificamente il mio mood, il mio modo di suonare e di intendere il jazz.

D.: Blues Travel è anche partire per un viaggio con un nuovo mezzo. Hai cambiato etichetta discografica, cosa puoi dirci su come è stato il rapporto e l’accoglienza che ti ha riservato Alfa Music?

Ottima accoglienza e sono onorato di far parte di questa prestigiosa etichetta discografica. L’AlfaMusic, degli ottimi Fabrizio Salvatore ed Alessandro Guardia, etichetta molto attenta al panorama jazzistico italiano, sta svolgendo, infatti, un importante ruolo di promozione e diffusione del jazz italiano anche all’estero.

D.: Il disco, ma anche la stessa collaborazione con Munari – Rosciglione – Rea, è il frutto di varie esibizioni dal vivo. Cosa c’è nel futuro?

Il tour dates di presentazione del mio nuovo cd partirà da Napoli, mia città natale, sabato 25 maggio alla ZTL degli ottimi Marco Zurzolo e Manuela Renno per proseguire poi martedì 28 maggio al Caffè Pedrocchi di Padova, il I° giugno a Perugia, il 18 giugno a Roma presso il mitico Alexanderplatz JazzClub di Eugenio e Paolo Rubei  e dal 28 al 30 giugno al Jazzit Fest di Luciano Vanni a Pompei.

Tra Napoli e Roma, sceglier non saprei

D.: La tua vita si divide tra Napoli, la tua città natale, e Roma, la città in cui risiedi da diversi anni. La musica jazz unisce le persone, unisce anche due metropoli?

Certamente la musica unisce e noi siamo cittadini del mondo e, seppur con caratteristiche differenti, in entrambe le metropoli c’è un grande fermento musicale. Roma, per il jazz, rappresenta un po’ la New York di Italia con i suoi numerosi jazz club, festival e l’alta concentrazione di ottimi musicisti che operano nella capitale. Napoli, dal canto suo, vanta una tradizione storica e culturale radicata nella musica classica e napoletana che influenza positivamente la creatività dei musicisti jazz nati in questa città.

Per concludere…

D.: Cosa non ti abbiamo chiesto ma che tu vuoi raccontarci?

Vorrei fare solo un breve excursus sulla mia trentennale carriera discografica e concertistica.

Ho esordito nel 1994 con il CD “Walking” (Pentaflowers), presentato nell’edizione ’94 di Umbria Jazz con la straordinaria partecipazione di Flavio Boltro alla tromba. Ho poi inciso nel 1996 il CD “Modern Age” (Pentaflowers), presentato nell’edizione ’97 del prestigioso Festival jazz di Iseo diretto da Maurizio Franco. Nel 2001 la Red Records di Sergio Veschi mi ha prodotto il CD “Talkin’ jazz”, con cui ho partecipato a numerosi festival jazz italiani ed europei. Nel 2004, la Philology di Paolo Piangiarelli ha prodotto il CD “Guitar Power”, con il quale inizia la mia lunga e fruttuosa collaborazione con Giorgio Rosciglione e Gegè Munari.

Poi, nel 2007, Mauro Buttinelli e Dino Piretti di Rai Trade mi hanno prodotto il CD “Parker’s dream”, un omaggio in guitar solo, nello stile di Joe Pass, al grande genio di Charlie Parker. Infine, nel 2011 sono approdato all’Universal Music Emarcy Jazz, con cui ho pubblicato il CD “We Remember Clifford”, presentato nell’edizione di Umbria Jazz 2011 e successivamente, nel 2014, il CD “Swinging”, presentato nel prestigioso Vittoria Jazz Festival di Angelo e Francesco Cafiso.

Alcune mie composizioni originali sono presenti in prestigiose compilation internazionali come “Guitares jazz”, con il brano “Blues for Grant Green”, accanto ai più grandi chitarristi jazz come Wes Montgomery, George Benson, Grant Green , John Scofield e John Mclaughlin; “The Italian jazz job”, col brano “Narona”(Napoli- Roma – Napoli Universal Music)  e “Inno all’Italia”, con una personale rivisitazione dell’Inno di Mameli eseguita ad Umbria Jazz, dove figurano i più importanti nomi del jazz italiano.

Il nuovo lavoro di Nicola Mingo, Blues Travel, è disponibile nei migliori negozi di dischi e, a partire dalla fine di maggio, su tutte le piattaforme on-line.


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