Il disco è composto da 9 tracce alternate da composizioni inedite con altre ispirate da autori classici (Debussy, Mozart, Beethoven). Non manca un ri-arrangiamento di uno standard di Churchill/Morey.
Nell’ascolto complessivo il disco si presenta con uno stile che perpetua quanto iniziato con il precedente Musical Stories (2016), e dove il trio fissa su disco i primi passi iniziati nel 2014. Melodie classiche e improvvisazioni jazz si fondono in delicati ricami swinganti, a tratti da atmosfere ballad (Bye Joseph).
In qualche occasione, rileviamo delle leggere e sfumate venature di Bossa-nova. Sono due i brani, che ad un primo ascolto, ci danno questa sensazione, sfumature vicino a quell’eterna saudade che molto bene ci hanno raccontato autori come Jobim, passando per Toquinho ed arrivando ad oggi ad Eliane Elias. Someday My Prince Will Come è la famosa melodia di Biancaneve e i sette nani, divenuta poi uno standard grazie a Miles Davis, col suo storico sestetto (Mobley, Kelly, Chambers, Cobb e Coltrane), e al trio Evans – LaFaro – Motian. Qui rileviamo sul finale, sull’outro, questo “ticchettio” sul piano dal gusto carioca. Molto più forte e prolungato, nella title-track Reflections, questa sensazione che ci riporta al Brasile. In realtà più che una sensazione è una spinta alla Riflessione, a riflettere sulla vita, e gli stessi ritmi latini sono messi lì e mai completati proprio per stimolare alla riflessione.
Tra le nove tracce accenniamo anche all’inedita Rigo-Piano, brano di cui esiste anche un videoclip, una sorta di singolo per il lancio di tutto l’album. Il titolo non si riferisce alla famosa e tragica località delle cronache di quel maledetto inverno di due anni fà ma al rigo del pentagramma che guida le note del pianoforte, e quindi degli altri strumenti.