Live at the Village Vanguard Again! (Impulse!Records – 1966)

Veniamo al dunque: Coltrane ha portato avanti negli anni un suo percorso di crescita che, parallelamente, si è giocato tanto sul piano musicale che umano.

Cammino umano che si è giocato anche sul piano affettivo: proprio in questo disco troviamo al pianoforte Alice McLeod, quella che in pratica è sua moglie Alice Coltrane. I due, al tempo del disco ormai coniugi, ironicamente suonano come brano d’apertura il brano Naima, nome della prima moglie di Coltrane… quella che si sorbì il periodo della droga, le difficoltà, la rinascita e la vera crescita di Coltrane.

Mi autoconcedo un dettaglio critico, ma personale: a piatto pronto Alice McLeod ha usufruito del percorso del sassofonista, lavorando assieme e coltivando un percorso sul free che Coltrane, negli ultimi anni di vita, portò con la propria personalità in percorsi nuovi; diversi da quelli tracciati ad esempio da Ornette Coleman qualche anno prima.
Sebbene Alice McLeod fosse una brava pianista, ritengo che senza l’apporto di Coltrane, sarebbe rimasta soltanto una brava pianista. In breve, se fossi stato un amico di John gli avrei detto “lascia stare quella lì e vai per la tua strada”. Ma si sa, al cuor non si comanda! E va bene così lo stesso 🙂

Il disco: Live at the Village Vanguard Again!

La tracklist dell’album è breve, ma significativa:

  1. Naima
  2. Introduction to My Favoutire things
  3. My Favoutire things

E, stavolta con enfasi, include i seguenti musicisti:

  • John Coltrane – sassofono soprano, sassofono tenore, clarinetto basso, flauto
  • Pharoah Sanders – sassofono tenore, flauto
  • Alice Coltrane – pianoforte
  • Jimmy Garrison – contrabbasso
  • Rashied Ali – batteria
  • Emanuel Rahim – percussioni

A parte John Coltrane e Jimmy Garrison, non v’è rimasto più alcuno del John Coltrane Quartet: fra scelte affettive, discografiche e chissà-cosa, troviamo un disco di stravolgimento. Musicalmente c’ho messo circa un mesetto prima di capire questa musica. Non so se sia un bene o un male, sicuramente mi sono ritrovato in Coltrane e Garrison, gli altri li ho trovati difficili; forse sono stato superficiale o cosa…?

Rimane una perla della bellezza di Coltrane, nonostante tutto: Coltrane nel free jazz è pur sempre Coltrane, con delle connotazioni differenti ma l’energia la senti sempre che è la sua. Anche se le energie e le forze iniziano a mancare. Quest’album è del 1966 e Coltrane, che ancora non lo sa, avverte i primi sintomi del male che un anno dopo lo strapperà alla vita. In alcune note biografiche si dice che in quel periodo è come se sentisse davvero la morte avvicinarsi, ma con la sua religiosità musicale ha sempre cercato e lavorato col sassofono.

Vi lascio con Naima, che per me rappresenta il brano dove nonostante le vicende sentimentali di Coltrane, in quest’album, rappresenta l’aspetto più forte della continua unione di tradizione (vecchio) e innovazione (nuovo). Se al primo ascolto non lo troverete bello, è normale, ci vorrà qualche tempo…

 


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