
Ottobre 2025 – Groove Bonanza:
la tua guida verso la musica migliore.
Dai un’occhiata alla nostra rubrica e alla playlist su Spotify per i ritmi più coinvolgenti e le melodie più avvincenti.
Cosa trovate e come dovete muovervi in questa pagina
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Groove Bonanza
Groove Bonanza è la tua bussola personale per navigare nel vasto oceano della musica indipendente, un territorio ricco di gemme nascoste lontane dalle correnti dominanti del mainstream. Questa guida ti condurrà verso artisti meno noti ma straordinariamente talentuosi, che creano musica autentica e innovativa, spesso non riconosciuta dal grande pubblico.
A partire da marzo 2024, abbiamo deciso di ampliare le nostre segnalazioni musicali per offrirti non solo brani nel tuo genere preferito, ma anche musica che pensiamo possa regalarti
Groove in Abbondanza
Qui puoi trovare, ascoltare, e qualche volta vedere, singoli brani o interi album per i quali qualcuno ci ha chiesto un semplice parere, indipendentemente dal genere musicale.
Questa musica non sempre rispecchia i nostri gusti personali, ma riteniamo sia importante dare spazio a tutte le diversità e tendenze stilistiche. Per questo motivo, scegliamo di pubblicare e condividere queste segnalazioni sul nostro sito.
Siamo sicuri che troverai qualcosa di adatto ai tuoi gusti musicali e speriamo che queste nuove aggiunte alla nostra selezione ti portino piacevoli scoperte.

la tua destinazione musicale per un’esperienza Musicale senza confini.
Jean Michel Lamazou: un omaggio senza tempo a Cole Porter
Con il singolo “I’ve Got You Under My Skin”, pubblicato lo scorso 26 settembre, Jean Michel Lamazou inaugura un progetto che è già una dichiarazione d’amore per la tradizione del jazz vocale. La sua voce vellutata, avvolta in arrangiamenti raffinati tra middle jazz e bossa nova, restituisce tutta l’eleganza sofisticata delle composizioni di Cole Porter, registrate a Nashville sotto la guida del produttore Bryan Clark. Un suono setoso, dove ogni nota sembra danzare con grazia, tra piano, chitarra, sassofono e il respiro caldo di una sezione ritmica impeccabile.
Lamazou, originario di Aix-en-Provence e oggi parigino d’adozione, porta con sé una carriera fatta di palcoscenici intimi e collaborazioni con orchestre, ma anche l’eco delle sue ispirazioni: Chet Baker, Billie Holiday, Diana Krall. Non è un caso che questo album, “Tradition Vol. 1 – The Cole Porter Songbook”, sia il primo capitolo di una trilogia dedicata ai grandi classici del jazz. Un viaggio che proseguirà con gli standard più amati e si concluderà con un tributo a George Gershwin, a dimostrazione di come la musica sia un ponte tra epoche e sensibilità.
In un mondo che corre verso il nuovo, Lamazou sceglie di fermarsi, di tornare all’essenziale. E lo fa con la consapevolezza di chi sa che la vera innovazione, a volte, risiede proprio nel saper onorare il passato. Perché la musica, quando è autentica, non conosce confini di tempo: parla direttamente all’anima, ricordandoci che la bellezza non invecchia mai. L’album, in uscita il 23 gennaio 2026, promette di essere un abbraccio sonoro per chi cerca rifugio nella purezza delle melodie eterne.
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Philippe Chrétien: L’eleganza del suono che avvolge l’anima
Nato a Basilea nel 1958, Philippe Chrétien ha trovato nel sassofono tenore la sua voce più autentica, dopo aver studiato pianoforte e tromba con Chester Gill. La sua carriera, intrecciata con collaborazioni internazionali con artisti e DJ di diversa estrazione, ha forgiato uno stile inconfondibile, dove la raffinatezza si sposa con una sensibilità musicale rara. Come compositore, produttore e DJ nel suo progetto solista, Chrétien crea atmosfere avvolgenti, capaci di trasformare ogni esibizione in un’esperienza intima e vibrante.
Il suo suono, definito da Jack Kreisberg del Blue Note di New York come “a killer sound”, è il filo conduttore delle sue performance: un timbro caldo, ricco di sfumature, che parla direttamente all’ascoltatore. Con l’uscita dei primi tre singoli — “BRONX”, “SENSUELLE” e “MOJO” — tratti dal prossimo album “Eclipse”, Chrétien ci invita a un viaggio sonoro che si completerà con nove tracce, svelate una ogni due settimane fino al 18 dicembre 2025, quando l’album sarà disponibile anche in CD e vinile.
La musica di Chrétien è un linguaggio universale che celebra la bellezza dell’improvvisazione e la profondità delle emozioni. In un mondo frenetico, le sue note sono un rifugio, un invito a rallentare e lasciarsi trasportare.
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Hector Tejedo: il contrabbasso che ridefinisce il jazz moderno
Hector Tejedo, contrabbassista e bassista nato a Barcellona, è una delle voci più interessanti della scena jazzistica catalana. Formatosi nelle principali scuole della città, ha saputo ritagliarsi uno spazio di rilievo in progetti di grande spessore, dal Pablo Martín Trio all’Álvaro Imperial 4et, passando per il Giovanni Ghizzani Trio e l’Ernest Pipó 6et. I suoi palcoscenici? Luoghi simbolo come il Jamboree, il Palau de la Música, l’Auditori e festival di prestigio come La Mercè e Mas i Mas, dove ha condiviso il palco, tra gli altri, con nomi del calibro di Perico Sambeat, Santi de La Rubia, David Pastor e Fernando Brox.
Il suo ultimo singolo, “Diane”, pubblicato lo scorso 26 settembre, è una reinterpretazione audace di un brano reso celebre da Duke Ellington nel suo “The Nutcracker Suite” (1960). Composta originariamente da Ernö Rapée e Lew Pollack, la versione di Tejedo si veste di sonorità moderne, con un’impronta personale che ne fa un pezzo ideale per le playlist jazz contemporanee. Un omaggio al passato, sì, ma con uno sguardo rivolto al futuro, dove la tradizione si fonde con la sperimentazione.
La sua musica, già in rotazione su Catalunya Música, 440 Jazz & Clàsica e Radio Clásica, è la prova che il jazz non è solo memoria, ma anche evoluzione. Hector Tejedo, con il suo contrabbasso, ci ricorda che la vera magia della musica sta nel saper raccontare storie nuove, anche quando si parte da classici intramontabili.
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Penttilae: il virtuoso finlandese che propone il jazz fusion
Penttilae, polistrumentista e produttore di Helsinki, è una delle voci più affascinanti della scena musicale finlandese. Conosciuto come chitarrista virtuoso, ha collaborato con i nomi più importanti del pop del suo paese, diventando un punto di riferimento sia sul palco che in studio. La sua musica è un crossover tra neo-soul e fusion jazz, arricchito da influenze che spaziano dall’alternative rock al funk, passando per la musica classica. Un sound che riflette anni di studio e una ricerca artistica senza confini.
Dopo i due concept album d’esordio, “Soundtrack for a View” e “Soundtrack for a City”, Penttilae torna con nuovi brani, frutto della collaborazione con il bassista britannico Matt Parker. Il suo ultimo singolo, “Summer Sooth”, rappresenta l’anima più moderna del suo catalogo: un pezzo energetico che si discosta dai precedenti “PSCD” e “Cruising for a Bruising”, anticipando l’album atteso per novembre 2025.
Penttilae è un artista che, tra tour e produzioni indipendenti, continua a cercare e ampliare il suo pubblico, portando avanti una missione: diffondere la magia delle sue groovy fusion tunes. Un viaggio che merita di essere seguito, perché la musica, quando è autentica, sa parlare a tutti.
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Queenstown Collective: Londra in Musica
Nato da una jam session a Brixton, il Queenstown Collective unisce talenti individuali in un progetto ricco di paesaggi sonori cosmici, melodie intense e groove avvolgenti. Le loro influenze, che spaziano da Kamasi Washington a Yussef Dayes, si fondono in un suono originale e coinvolgente.
Nel 2025, i singoli The Temple e Unit 99 (feat. Poppy Daniels) hanno ricevuto consensi da Jazz FM, BBC Radio 3 e Soho Radio, accompagnati da sold-out al Pizza Express Live e partecipazioni a Love Supreme e Ronnie Scott’s. Ogni membro, già affermato nella scena jazz britannica, contribuisce a questo progetto con energia e creatività.
Con City Lights (feat. Plumm), il terzo singolo, il collettivo cattura la dualità di Londra: una città che affascina e disorienta. La voce di Plumm si intreccia a tessiture jazz moderne, creando un’atmosfera che evoca una corsa notturna tra le luci al neon. Registrato live, il brano racconta la complessità urbana, dove bellezza e malinconia si fondono in un viaggio sonoro indimenticabile.
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Un viaggio musicale oltre i confini: Gaëlle Bagot e Juan Manuel Nieto
In cerca di slanci aerei e di percorsi sonori intrecciati, Gaëlle Bagot e Juan Manuel Nieto intrecciano la loro complicità nell’arte del duo, regalando composizioni che invitano all’evasione oltre ogni confine. Lei, clarinettista e cantante francese; lui, pianista ecuadoriano: due mondi che si incontrano nel 2017 all’interno del prestigioso corso “Jazz, musiques improvisées & musiques traditionnelles” del Pôle Sup’ 93. Qui, sotto la guida di maestri come Vincent Ségal, Magic Malik e François Jeanneau, affinano le loro identità artistiche, fondendo influenze e apprendimenti in un linguaggio musicale unico.
Nel 2020, sostenuti dal violoncellista Vincent Ségal, danno vita a un duo essenziale: pianoforte e clarinetto/voce. Dalle prime reinterpretazioni di brani provenienti da culture diverse, nasce presto l’esigenza di una creazione originale. Le loro composizioni, frutto di un lavoro a quattro mani, esplorano un universo melodico ricco di poliritmie, abbellimenti, unisoni e modalità espressive variegate. Il loro eclettismo musicale attinge a generi come il folk, il jazz, la salsa, la chanson francese e brasiliana, le musiche bretoni e irlandesi, i ritmi balcanici e il maloya, creando un dialogo sonoro che supera ogni confine geografico. Jardin d’ailleurs è il loro primo album che consigliamo di ascoltare con attenzione.
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Nay Porttela: “Alvorada”, l’alba di una nuova bossa nova
Con “Alvorada”, Nay Porttela si conferma come una delle figure più innovative della scena musicale brasiliana contemporanea. Questo terzo album rappresenta un viaggio intimo e coraggioso, in cui l’artista esplora ogni angolo della sua essenza, fondendo la tradizione della bossa nova con una sensibilità jazzistica moderna e una freschezza disarmante.
La musica di Nay è un equilibrio perfetto tra raffinatezza ritmica e immediatezza emotiva. Le sue composizioni, arricchite da arrangiamenti che spaziano tra pianoforte, percussioni e sfumature elettroniche, creano un’atmosfera avvolgente e sofisticata, capace di trasportare l’ascoltatore in un universo sonoro dove ogni nota racconta una storia. “Alvorada” non è solo un album, ma un manifesto artistico: poliedrico, sincero e profondamente personale.
Nay Porttela, con la sua formazione classica e la sua passione per la fusione di generi, riesce a dare vita a una bossa nova che non guarda solo al passato, ma si proietta verso il futuro. Le sue radici brasiliane si intrecciano con influenze jazz, folk e blues, creando un suono che è al tempo stesso familiare e rivoluzionario. L’album è un invito a lasciarsi andare, a scoprire la bellezza che nasce dall’incontro tra tradizione e innovazione, e a ricordarci che la musica, quando è autentica, sa parlare direttamente al cuore.
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Eve Gallagher: Una Voce che Unisce Mondi tra Blues e Libertà
Eve Gallagher è un’artista senza confini, una cantante che trasforma ogni palco in un crocevia di culture e emozioni. Nata a Sunderland e cresciuta in Africa Occidentale, la sua vita è un viaggio che si riflette nella musica: dal grand opéra ai club, dai libri per bambini alle collaborazioni con leggende come Boy George. Con una presenza scenica celebrata da Billboard e una voce che abbraccia inglese, francese, tedesco e italiano, Eve incanta il pubblico con la stessa intensità con cui domina il palco, alta quasi due metri.
Il suo nuovo singolo, “Freedom”, pubblicato il 4 ottobre 2025, è un inno al blues e alla libertà artistica. Registrato tra New York, Nashville, Londra e Zurigo, il brano riunisce musicisti di eccezione: Ondrej Pivec (tastiere per Gregory Porter), Jack Pearson (ex Allman Brothers) e Roman Roth (batterista dei Simply Red). Nessuna traccia di sintetizzatori o AI, solo strumenti reali e una passione che travalica i generi. Un suono autentico, che anticipa il suo prossimo progetto dopo l’acclamato album “Roots”, prodotto con Uli Heinzler.
Eve, con il suo background in letteratura e teatro e una carriera costellata di successi, ricorda che la musica è un linguaggio universale. “Freedom” ne è la prova: un brano che unisce mondi diversi, celebrando la libertà come essenza stessa dell’arte.
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Atlas Maior: “Palindromlar”, l’arte dell’improvvisazione come ponte tra culture
Il quartetto sperimentale di Austin, Atlas Maior, torna a sorprenderci con Palindromlar, un album che si muove tra le strutture del jazz e le melodie modali del Medio Oriente, creando un paesaggio sonoro in cui ogni traccia è un invito a perdersi e ritrovarsi. Dopo il successo di Hadal Deluxe Edition, celebrato per la sua capacità di fondere armonie jazzistiche e tradizioni mediorientali, questo nuovo lavoro si spinge oltre, esplorando territori inediti con una libertà che solo l’improvvisazione sa regalare.
Registrato tra Austin e New York, Palindromlar è un’opera che respira di vita propria: dall’oud di Josh Peters che intreccia melodie antiche al sassofono di Joshua Thomson, che le proietta in una dimensione contemporanea, ogni brano è un capitolo di un racconto senza confini. Le tracce, come Narak o Belleza Monocromática, sono specchi di un processo creativo che non teme di osare, mescolando ritmi latinoamericani e atmosfere oniriche.
Ma è sul palco che l’album rivela la sua anima più autentica. Le date del tour, che toccheranno città come Chicago, Detroit e Kansas City, promettono di trasformare queste composizioni in esperienze uniche, dove il pubblico diventa parte integrante del dialogo musicale. Palindromlar non è solo un disco da ascoltare: è un invito a scoprire come la musica, quando si lascia guidare dalla curiosità, possa diventare una mappa per esplorare l’ignoto. E chissà quante altre strade potrà aprire.
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Dima Gorelik e Kolot – the Voices: un ponte sonoro tra culture e tradizioni
Dima Gorelik, chitarrista e compositore israeliano dalle radici ucraine, è una figura che incarna la fusione tra jazz e tradizioni musicali globali. Formatosi sotto la guida di maestri come Shai Cohen e collaborando con leggende del calibro di Max Roach e Avishai Cohen, Gorelik ha costruito una carriera che spazia dall’improvvisazione jazzistica alla ricerca etnica, ottenendo riconoscimenti come il prestigioso America-Israel Cultural Foundation Prize.
Il suo ultimo progetto, Kolot – the Voices, rappresenta un ulteriore passo in questa direzione: un collettivo internazionale che unisce Israele, Polonia, Ucraina, Danimarca e Stati Uniti, esplorando la connessione tra poesia ebraica e araba, ritmi africani e marocchini, e l’improvvisazione jazz contemporanea. Il brano Shinanim Shaananim, registrato dal vivo a Toruń nel marzo 2025, è un esempio perfetto di questa alchimia: una composizione che intreccia le parole del poeta medievale Solomon Ibn Gabirol con armonie jazzistiche e tecniche polifoniche innovative, creando un dialogo tra passato e presente.
Gorelik, attualmente basato a Varsavia, continua a collaborare con artisti di calibro internazionale come Erik Truffaz, Zohar Fresco e Anna Maria Jopek, portando avanti una ricerca musicale che non conosce confini. Con Kolot – the Voices, non sta solo creando musica, ma costruendo un ponte tra culture, generazioni e tradizioni, dimostrando come il jazz possa essere un linguaggio universale capace di unire mondi apparentemente distanti. Un progetto che merita di essere ascoltato, seguito e sostenuto.
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The Next Movement: un’esplosione di groove tra funk, soul e innovazione
Quando il funk incontra l’energia del futuro, nasce The Next Movement, trio svizzero che sta ridisegnando i confini del genere con un sound che colpisce dritto al cuore, alla mente e ai piedi. La loro formula? Una miscela esplosiva di groove, soul e funk, arricchita da influenze che spaziano da Prince a Miles Davis, da D’Angelo a Jimi Hendrix. Il risultato è una musica che non si limita a far ballare, ma che coinvolge a 360 gradi, grazie anche a performance live in cui i membri del gruppo — J.J. Flueck, P. Kaeser e Sam Siegenthaler — si destreggiano tra doppi ruoli come voce e batteria, basso e synth, creando un’esperienza rara e coinvolgente.
Il loro ultimo album, Never Coming Down, uscito a novembre 2023, è una testimonianza della loro capacità di fondere qualità musicale e intrattenimento, con brani come Tear The Roof Off che uniscono riff funky, elementi elettronici e un tocco di sapore spagnolo, ispirato dal loro tour alle Canarie. Non a caso, la critica li ha definiti come una delle band più calde della scena, capaci di portare il funk nel futuro senza mai perdere di vista la tradizione. Con un occhio sempre rivolto all’innovazione, The Next Movement non si limita a suonare: vuole far vibrare le strade, i palchi e le anime di chi li ascolta, ricordandoci che la musica, quando è vera, non ha confini né età. Il loro prossimo passo? Continuare a portare la loro energia contagiosa in giro per il mondo, un concerto dopo l’altro.
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Barbara Bruckmüller: “A Chain of Moments”, un viaggio musicale in tre atti
Con A Chain of Moments – Suite in Five Movements, Barbara Bruckmüller ci regala un progetto ambizioso e affascinante: una suite in cinque movimenti, esplorata attraverso tre diverse formazioni e tre concerti dal vivo a Vienna, tra il 19 e il 22 febbraio 2024. L’album, disponibile in un cofanetto di tre CD, è un viaggio nella versatilità della compositrice austriaca, che si avvale della collaborazione del pianista cubano Aruán Ortiz e di un ensemble di eccezione.
Il primo atto vede un quintetto intimo, con Bruckmüller alla guida di un quartetto d’archi e Ortiz al pianoforte, in un dialogo essenziale e raffinato. Il secondo si amplia in un sestetto jazz, dove sax, tromba e trombone aggiungono colore e dinamismo. Infine, il terzo movimento si trasforma in un’opera monumentale: un’orchestra jazz arricchita da archi, in grado di fondere la potenza del collettivo con la delicatezza delle singole voci.
Ogni formazione offre una prospettiva unica sulla suite, svelando sfumature diverse della stessa composizione. I brani, registrati dal vivo, respirano l’energia del momento, con Ortiz che si conferma interprete di straordinaria sensibilità. Il suono, curato da Christoph Burgstaller, è avvolgente e dettagliato, capace di valorizzare ogni sfumatura, dagli archi vibranti ai passaggi improvvisativi.
A Chain of Moments è più di un album: è un’esperienza che celebra la musica come arte in divenire, un invito a scoprire come una stessa idea possa trasformarsi in infinite emozioni. Un lavoro che, nella sua complessità, sa parlare al cuore di ogni ascoltatore.
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Peter Lord – Songs from the 8th Dimension: un visionario senza confini
Peter Lord non è solo un musicista: è un alchimista sonoro, un pioniere che ha spinto i confini della musica oltre ogni classificazione. Fondatore dei The Family Stand, collettivo che negli anni ’90 ha rivoluzionato la scena con album come Chain e Moon in Scorpio, Lord ha fuso R&B, funk, jazz, rock e hip-hop in un suono audace e senza tempo. Il loro inno Ghetto Heaven non fu solo un successo (#2 R&B, #1 Dance nel 1990), ma un manifesto spirituale per un’intera generazione.
Autore di oltre 600 brani, premiato come Billboard Pop Songwriter of the Year, Lord ha scritto hit per artisti come Paula Abdul (Rush Rush), Nicki Minaj, D’Angelo, Macy Gray e Patti LaBelle, dimostrando una versatilità che spazia dal pop al gospel, dall’underground al mainstream. La sua capacità di reinventarsi lo ha portato anche nel mondo del cinema e della televisione, dove si è cimentato come sceneggiatore e regista.
Nel 2025, Peter Lord ha esordito come solista, con Songs from the 8th Dimension: un viaggio interstellare tra soul, sperimentazione e narrazione sonora. Non un semplice album, ma un’esperienza che non solo lo conferma come capace compositore, ma un movimento culturale in costante evoluzione. Un disco per chi cerca la musica come avventura, non come abitudine.
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Alê Balbo e Projeto O Elemental: il suono come viaggio dell’anima
Dietro Progetto O Elemental si nasconde Alê Balbo, un musicista che ha trasformato la sua vita in una sinfonia di rinascita. Dopo trent’anni come batterista rock, immerso nei ritmi sfrenati della notte, Alê ha scelto di abbandonare le scene in cerca di risposte più profonde. Il suo incontro con lo sciamanesimo, l’ayahuasca e le pratiche di guarigione sonora ha ridisegnato il suo rapporto con il suono, facendone uno strumento di connessione spirituale e trasformazione interiore. Tamburi, campane di cristallo e strumenti ancestrali diventano così i protagonisti di una musica che vibra di intenzione, capace di risuonare con l’anima di chi ascolta.
The Elemental Project: On the Path of Strength è il frutto di questo percorso: un racconto musicale e spirituale che si dipana attraverso capitoli sonori, ognuno dei quali è un’immersione in paesaggi vibrazionali e storie di risveglio. Come in The Confrontation, dove il protagonista Rudá si scontra con il Divoratore di Luci in una battaglia epica. Qui, i tamburi Taiko—odaiko, hirado, shime e okedo—si fondono con il respiro antico della conchiglia peruviana e il timbro metallico della Thunder Machine, creando un’atmosfera densa e avvolgente. È una musica che non si limita a raccontare, ma che vive: ogni colpo, ogni frequenza, diventa un passo verso la scoperta di sé.
Alê Balbo ci ricorda che la musica, quando nasce dall’essenziale, può essere un ponte tra mondi. Non è solo suono, ma un invito a ascoltare oltre le apparenze, a trovare nella vibrazione la forza per trasformarsi. E in un’epoca in cui tutto sembra accelerare, Progetto O Elemental ci offre una pausa: il tempo di riconnetterci a ciò che davvero conta.
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Corey Liss – Caught in Headlights
Data di pubblicazione
16 maggio 2025
Corey Liss: il groove enigmatico di un drumming senza confini
In un panorama musicale spesso diviso tra generi e stili, Corey Liss si muove con una libertà che affascina e sorprende. Batterista dal tocco già maturo e ricco di potenzialità, Liss sa come far vibrare le emozioni più profonde, trascinando l’ascoltatore in un universo sonoro dove precisione e mistero si fondono. La sua ispirazione trae linfa dal polimetrico e ipnotico groove dei Meshuggah, ma si arricchisce con la delicatezza e la complessità del jazz, dando vita a una jazz fusion oscura, avvolgente e meditativa. I ritmi sovrapposti e ripetitivi che caratterizzano la sua musica non sono mai fine a sé stessi, ma costruiscono paesaggi sonori che invitano all’ascolto profondo, quasi come una porta verso una dimensione altrove.
Caught in Headlights ne è un esempio lampante: un brano dove il jazz fusion si intreccia con poliritmie sofisticate, richiamando alla mente artisti del calibro di Tigran Hamasyan, Nate Smith e Chick Corea. La versione masterizzata su Spotify—distinta da quella live su YouTube—rivela tutta la cura e l’attenzione che Liss dedica al dettaglio, offrendo un’esperienza sonora che è al contempo cerebrale e viscerale. È musica che sfida, che coinvolge, che non si accontenta di essere solo ascoltata, ma chiede di essere vissuta.
Corey Liss rappresenta una delle voci più interessanti della nuova generazione di musicisti, capace di unire tecnica e sensibilità in un linguaggio personale e riconoscibile. Il suo drumming non è solo ritmo: è un invito a lasciarsi trasportare, a scoprire quanto la musica possa essere un ponte tra razionalità e emozione. E in un’epoca in cui tutto sembra già detto, questa è una dote che non passa inosservata.
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